Mancanze - Tumblr Posts
Ripetimi tutto, non serve che parli
Quelle lenzuola erano la tela perfetta per i nostri corpi in bianco e nero, ne ricordo ancora l’odore, e ricordo la piccola scossa che mi percorreva da cima a fondo ogni volta che le nostre dita si sfioravano. Le nostre mani erano ancora in uno stato di dormiveglia, eppure io non mi ero mai sentita così viva
“'Na rosa 'e ciento spin' Seje mise senz'e te 'Na bott' dint'o cor' Tu t’hê scurdat' 'e me”
Durante i lunghi viaggi in macchina facevi una cosa strana: con il dito appiccicato al finestrino seguivi le linee del paesaggio che lentamente cambiava, delle montagne, delle colline, del mare. Poi è arrivata la sera, la terra era andata avanti nel suo giro su se stessa mentre tu attraversavi l’Italia da Nord a Sud, e ti sei ritrovata col dito appiccicato alla luna. È stata come una scossa, e in un secondo i tuoi ricordi hanno viaggiato dallo spazio fino al finestrino di una macchina lungo la A14
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Quanto è piccola la nostra città, la giravamo palmo per palmo ogni volta consumando le scarpe nuove e dal mio balcone riuscivo a vedere il tuo tetto, dall’altra parte del fiume. Mi ci avevi portato lì sopra, una notte avevamo salito tredici piani a piedi tenendoci per mano e poi fantasticato su cosa facessero le persone nelle case con ancora la luce accesa. Non so se abiti ancora lì, ma ogni tanto i miei occhi, dal mio balcone, si arrampicano ancora lassù.
Si perdono le chiavi, gli occhiali, i telefoni ai concerti, i voli, i treni, le scommesse, a volte la testa, ma le persone non si perdono. Non quelle con cui hai passato pomeriggi, tra quattro mura, a raccontarvi in silenzio intere odissee, con certi sguardi che ti portavano dall’Islanda dritto sulla Luna. Finché mi ricorderò di essere in vita, mi ricorderò di te.
Quando cammini cercando di scomparire tra la folla non funziona, è come se tu portassi un segno, una melodia dentro di te, una di quelle che non si sente con le orecchie, ma si guarda con gli occhi
Nascondi nello specchio, fin dentro allo sterno, anni di lacrime. Mille gocce di acqua salata in fila come piccoli soldatini di pietra a bastonare emozioni.
“Ti ho vista fuori dall’aeroporto
ad aspettare il Flixbus
L’ultima corsa, in ritardo di due ore
Con te ho visto calare il buio
Tra me e te e il fumo di sigarette
E i cadaveri di Boeing747
Non ho mai visto nessuno
aspettare come facevi tu Come sperando di non partire
Per non dover più tornare”
@questanonepoesia
Lascia che i nostri baci abbattano ogni muro, abbattano il mondo. Nessun confine tra me e te
La verità è che se riuscissi a parlarti io non sarei qui, a fare le cose a metà, con uno occhio sempre fuori dalla finestra.
Non ho imparato granché, continuo ad andare nelle stazioni, un fantasma tra i binari, a disegnare cartoline di anime che si separano
A 20 consumati dalle paure, a 40 cosa faremo? “C’è tempo” tu dici, ti sdrai su un fianco e io mi domando cosa ci vedi nelle nuvole, mi domando dove sei, di cosa abbiamo paura.
Mi piaci anche quando non dici niente, anche se un po’ mi spavento quando stai in silenzio e io rimango su questo mondo senza pensare a nient’altro e quel nient’altro eri tu
Ogni giorno inventerò una lingua nuova, nuove equazioni e cure e molecole, per essere qui, domani, dove sei tu
“Abbiamo occhi diversi ma uguali La mia ragazza è bella come David Bowie (eh, ah)”
Mi piace come mi uccidi Sale nei tagli di ricordi insonni Mi piaci e poi mi sveglio Da quando ti conosco muoio meglio Instagram @questanonepoesia
Ce ne andremo come siamo venuti, nel buio, ma questa volta senza lacrime
-“Queste parole le ho scritte per una persona...”
-“E lei lo sa?”
-“No”
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